29 Dicembre 2017 MILANO
Rincari in vista per le bollette degli italiani.
Secondo quanto indicato dall'Autorità per l'Energia, dal prossimo primo gennaio la famiglia tipo registrerà un
incremento del +5,3% per le forniture elettriche mentre per quelle gas del +5%. Lo
prevede l'aggiornamento delle condizioni economiche di riferimento per le famiglie
e i piccoli consumatori nei servizi di tutela. L'autorità sottolinea che per l''elettricità è
stato decisivo l'incremento dei prezzi all'ingrosso e dei costi per adeguatezza e
sicurezza mentre per il gas arriva il previsto effetto invernale.
L'EFFETTO SULLE FAMIGLIE
Per l'elettricità la spesa (al lordo tasse) per la famiglia-tipo nel periodo compreso
tra il 1° aprile 2017 e il 31 marzo 2018 sarà di circa 535 euro, con una variazione del
+7,5% rispetto ai 12 mesi equivalenti dell'anno precedente, corrispondente a un
aumento di circa 37 euro/anno. Nello stesso periodo la spesa della famiglia tipo per
la bolletta gas sarà di circa 1.044 euro, con una variazione del +2,1% rispetto ai 12
mesi equivalenti dell'anno precedente, corrispondente ad un aumento di circa 22
euro/anno.
L'ORGINE DEI RINCARI
Nel dettaglio, spiega l'Authority di settore, l'aumento per l'energia elettrica è
determinato dalla crescita dei costi di approvvigionamento, che contribuisce per
circa +3,8% alla variazione complessiva della spesa per il cliente tipo. Rincaro che al
suo interno comprende la variazione del +1,3% dei costi di acquisto, del +1,2% circa
dei costi di dispacciamento e del +1,3% circa della componente di perequazione per
il recupero tra costi di approvvigionamento attesi e quelli reali registrati nei trimestri
precedenti.
Il rialzo degli oneri generali di sistema contribuisce al +1,9% sulla spesa del cliente
tipo, determinato per intero dalla variazione della componente degli oneri generali
per la copertura degli incentivi alle imprese a forte consumo di energia, mentre
sono stabili tutte le altre componenti. I rialzi sono controbilanciati in parte dal calo
delle tariffe di trasmissione, distribuzione e misura, -0,5% sulla spesa del cliente
tipo. Si arriva così al +5,3% finale per la spesa complessiva del cliente tipo.
La variazione del gas è invece sostanzialmente legata alla crescita della
componente 'materia prima', cioè all'aumento delle quotazioni del gas attese nei
mercati all'ingrosso nel prossimo trimestre, anche per effetto della maggiore
domanda dei mesi invernali. Incrementi all'ingrosso che sono influenzati anche dalla
riduzione del 50% della capacità di utilizzo del gasdotto TENP (il gasdotto che
collega i giacimenti olandesi all'Italia) per manutenzione.
La Repubblica


CNA, urgente riforma degli oneri di sistema
Lo rileva in una nota il presidente della Cna Daniele Vaccarino evidenziando che nel contempo “le imprese medio - grandi hanno sostenuto il 34,1% degli oneri complessivi con un consumo del 35,6% del totale. E le imprese energivore hanno acquistato il 14% dell'energia consumata contribuendo, però, solo al 7,4% degli oneri complessivi". Per questo, prosegue la nota, “la Cna ribadisce quindi la necessità di operare una riforma degli oneri generali di sistema”.
L'associazione delle PMI torna a sottolineare che, se le imprese italiane pagano in generale l'elettricità molto più che in Europa, le piccole sono particolarmente svantaggiate proprio a causa della distribuzione degli oneri di sistema che le penalizza.
“Il prezzo pagato dalle imprese in Italia – nota CNA - è superiore di quasi 36 punti percentuali alla media continentale. Con un differenziale che schizza al +45 ,44% per artigiani, micro e piccole imprese dai consumi annui inferiori ai 20 megawattora. Le piccole imprese italiane, prosegue la nota, “sono svantaggiate per una bolletta mal strutturata: sopportano infatti il prelievo fiscale e parafiscale più alto d'Europa, del tutto indifferente alle logiche del mercato, mentre la componente energia non supera il 45% del prezzo finale”. Si tratta di una circostanza "estremamente critica per i consumatori, dato che è proprio sulla componente energia che si esercita la concorrenza e l'Italia utilizza la bolletta anche per finanziare politiche che non hanno nulla a che fare con il consumo energetico dell'utente finale e dovrebbero incidere sulla fiscalità generale".
Staffetta Quotidiana,, 07 - 09 - 17

Staffetta Quotidiana September 11, 2017
Tesla è pronta a lavorare con Vestas Wind Systems allo scopo di realizzare batterie da accoppiare con le turbine eoliche. Dopo il solare fotovoltaico, tocca quindi al settore eolico ricercare soluzioni di storage per la transizione alla generazione elettrica da fonti rinnovabili non programmabili. L'intesa – annunciata lo scorso 1° settembre - nasce da un'idea della società danese, ad oggi primo produttore di aerogeneratori a livello mondiale, che già in aprile aveva avviato un ampio programma di ricerca sugli accumulatori per l'eolico da svolgersi in collaborazione con diversi produttori di batterie. L'obiettivo – spiega una nota di Vestas – è giocare d'anticipo sui più diretti concorrenti (la cinese Goldwind e la statunitense GE) e raggiungere un nuovo vantaggio competitivo. “Attraverso differenti progetti – fa sapere il presidente Bert Nordberg – stiamo lavorando con varie aziende specializzate nelle tecnologie di accumulo energetico per esplorare e testare come turbine eoliche e storage elettrico possano lavorare insieme in soluzioni energetiche sostenibili e capaci di abbattere i costi”. La partnership con l'azienda guidata da Elon Musk rientra tra i 10 progetti individuati dai danesi. Vestas – spiega ancora la nota – è al lavoro su questo obiettivo dal 2012, ed ha già realizzato alcuni progetti pilota come il Lem Kær, impianto d'accumulo a ioni di litio da 12 MW in Danimarca occidentale. L'esperimento è stato replicato anche nel parco offshore di Burbo Bank, primo al mondo ad essere integrato con un impianto di storage. Prima di procedere ad una grande acquisizione – ha infine rivelato Nordberg – Vestas potrebbe considerarne l'acquisto di piccole partecipazioni in varie aziende del settore dello storage “per vedere quali avranno la meglio”.

Il mercato del gas come quello del petrolio, con prezzi decisi dal mercato (speculatori compresi) e non più da negoziati segreti tra singoli produttori e consumatori. La rivoluzione è già cominciata e – benché il traguardo di un mercato davvero liquido e globale sia ancora lontano – i primi segnali di transizione sono evidenti nel gas distribuito via pipeline, così come nel Gas naturale liquefatto. Persino in Europa, roccaforte di Gazprom, si stima che oltre metà delle forniture siano acquistate sul mercato spot o indicizzate a quest’ultimo, invece che al petrolio, come un tempo era la norma. Quanto al Gnl, nei prossimi mesi è previsto il lancio di diversi contratti future che – se decolleranno – potrebbero mettere il turbo alle trasformazioni già in atto sul mercato l’evento potrebbe essere paragonabile al varo negli anni ’80 dei contratti su Wti e Brent e alla loro successiva affermazione come benchmark di prezzo globali. Su questo fronte avrebbero cominciato a muoversi i pesi massimi il Cme Group e l’Intercontinental Exchange. Le due borse, secondo fonti del Wall Street Journal, starebbero entrambe studiando la quotazione di contratti sul Gnl americano, che potrebbe avvenire già nei prossimi mesi. La Tokyo Commodity Exchange (Tocom) e la Singapore Exchange (Sgx) di recente hanno delineato piani analoghi, per la quotazione di un future riferito al mercato asiatico del Gnl, anticipando alla Reuters che un annuncio ufficiale potrebbe arrivare ad aprile 2017. Il progetto gode di un forte sostegno da parte del governo giapponese, che si è schierato a fianco delle utilities locali – prime al mondo per consumi di Gnl – nella sfida per ottenere contratti di fornitura più flessibili. L’Antitrust di Tokyo ha aperto un’indagine in particolare sulla legittimità delle clausole di destinazione, che impediscono di rivendere i carichi di combustibile a terzi una strada già percorsa con successo dalla Commissione europea nel decennio scorso. Qualche future sul Gnl asiatico, basato su indici, esiste già, ma i contratti non hanno finora attirato grande liquidità. Oggi tuttavia il mercato potrebbe essere maturo per un salto di qualità. Un soggetto nuovo e “diverso” è improvvisamente comparso sulla scena, alterando le regole del gioco gli Stati Uniti, che in novembre – a soli 9 mesi dal debutto sui mercati internazionali del Gnl – sono già diventati esportatori netti di gas. Le forniture «made in Usa» – indicizzate non al petrolio bensì all’Henry Hub, un benchmark quotato al Nymex, e prive di vincoli sulla destinazionesi – sono già spinte ai quattro angoli del mondo, raggiungendo anche l’Italia (si veda il Sole 24 Ore del 3 dicembre). Più in generale, afferma l’Agenzia internazionale dell’energia (Aie), sarà il crescente surplus di offerta – di cui è responsabile, oltre agli Usa, anche l’Australia – a fare da «catalizzatore per una seconda rivoluzione del gas, con implicazioni di vasta portata per i prezzi e i contratti». A fronte di una domanda intorno a 250 milioni di tonnellate l’anno, con moderate prospettive di crescita, la capacità di produzione di Gnl secondo l’Aie potrebbe crescere dai 415 miliardi di mc del 2015 (in gran parte inutilizzati)?a 595 miliardi nel 2021. In una situazione come questa gli acquirenti hanno – e avranno sempre di più – il coltello dalla parte del manico. Molti contratti di lungo termine sono già stati rinegoziati e c’è un ricorso crescente agli acquisti di gas liquefatto sul mercato spot questi rappresentavano circa il 15% nel 2015, mentre oggi il Cme Group stima si sia arrivati intorno al 30%. Per Goldman Sachs il Gnl già l’anno scorso è stato la materia prima più scambiata dopo il petrolio. Sissi Bellomo – Il Sole-24 Ore, 08-12-16

A volte il proprio fornitore di luce o gas può diventare un muro impenetrabile per il consumatore con un problema Per questo motivo, dal 2009 l’AEEGSI ha creato lo Sportello per il consumatore di energia, gestito da Acquirente Unico con il compito di fornire assistenza nei rapporti tra clienti e venditori. Contattando il Numero Verde 800.166.654 è possibile richiedere informazioni e aiuto su numerosi aspetti relativi alle forniture di luce o gas, tra cui fatturazione, conguagli, consumi, svolgimento pratiche e molto altro. Per poter utilizzare il servizio e non aggiungere ulteriori complicazioni, è importante seguire correttamente le procedure previste. Lo Sportello dispone infatti di due canali distinti e ben differenziati, ed è importante rivolgersi a quello corretto per non finire in un vicolo cieco: il Servizio SMART Help è dedicato ad un numero ristretto di problemi specifici e ben identificati; il Servizio Conciliazione invece va utilizzato in tutti gli altri casi. Vediamo quindi qual è la maniera corretta di procedere per risolvere rapidamente tutti i problemi legati alla fornitura di energia e gas. 1. Reclamo scritto Innanzitutto, se i classici canali di contatto del proprio fornitore (sportello o call center) non riescono a venire a capo della questione, il primo passo è sempre quello di presentare un reclamo scritto al proprio fornitore. I recapiti a cui indirizzare il reclamo solitamente sono riportati in bolletta oppure sul sito internet del venditore, in cui a volte sono anche disponibili dei moduli di reclamo standardizzati: in questi casi, è sempre bene utilizzare questi per essere sicuri di inserire tutte le informazioni richieste. É consigliabile inviare il reclamo con un mezzo che consenta di provare la data di ricevimento, ad esempio fax, raccomandata con avviso di ricevimento, posta elettronica ecc. 2. Attendere la risposta Una volta presentato il reclamo, occorre attendere la risposta del fornitore, che deve avvenire anch’essa per iscritto. L’attesa minima è di 40 giorni dalla data di presentazione esclusivamente per problemi relativi a: bonus luce e/o gas per clienti in disagio economico; ritorno al precedente fornitore in caso di contratti non richiesti; applicazione di corrispettivi di morosità non dovuti; doppia fatturazione; mancata erogazione di indennizzo automatico. In questi casi, se la risposta scritta non è giunta nei termini oppure non fosse soddisfacente è possibile rivolgersi al Servizio SMART Help. Se il problema invece non riguarda uno dei temi dell’elenco precedente, occorre attendere 50 giorni e successivamente attivare il Servizio Conciliazione. 3. Rivolgersi allo Sportello Se il reclamo scritto non è servito a risolvere il problema, non resta che rivolgersi allo Sportello per il consumatore di energia. Le richieste sono effettuate online tramite due distinti siti web, uno per il Servizio SMART Help e uno per il Servizio Conciliazione. Entrambi i servizi sono gratuiti, e aiutano il cliente a risolvere velocemente i propri problemi evitando rimbalzi e scaricabarile. Cerchiamo comunque di evitare di abusarne: è sempre meglio cercare di dirimere le controversie tramite i canali di contatto del proprio fornitore, utilizzando queste procedure solo nei casi più importanti o che si trascinano troppo a lungo. Claudio Zocca – Altra Bolletta, 10-02-1

Maggior Tutela e Tutela Simile - Cosa cambia dal 1° gennaio 2017 per consumatori domestici e piccole imprese.
Sito "AEEGSI 24 gennaio 2017"
Dal 2007 i consumatori domestici e le piccole imprese possono scegliere liberamente il proprio fornitore di energia elettrica. La partecipazione al mercato libero però necessita di un certo grado di informazione e consapevolezza che il consumatore deve acquisire.
Per facilitare questo processo l’Autorità ha istituito, a partire dal 1° gennaio 2017, la Tutela SIMILE al fine di accompagnare il consumatore verso il mercato libero e guidarlo nella scelta di una offerta semplice, consentendogli di comprendere le modalità ed i meccanismi per poter poi scegliere consapevolmente il proprio fornitore.
Al cliente finale che non sceglie il proprio fornitore di mercato libero, anche attraverso la Tutela SIMILE, continuano ad essere applicate le condizioni economiche e contrattuali definite dall'Autorità per il servizio di Maggior Tutela.
Tutela SIMILE
La Tutela SIMILE è una particolare tipologia di contratto di fornitura di energia elettrica di durata di 12 mesi non rinnovabile. Tale contratto, pur basandosi sul mercato libero, è composto da condizioni contrattuali definite dall'Autorità, obbligatorie ed omogenee per tutti i venditori. Le condizioni economiche sono analoghe a quelle del servizio di Maggior Tutela, ma con la riduzione di un bonus una tantum - qualora il contratto perduri per tutti i 12 mesi - diverso da fornitore a fornitore, che viene applicato nella prima bolletta. Per tale ragione le offerte di Tutela SIMILE sono facilmente confrontabili tra loro e con il servizio di Maggior Tutela.
Tutti i clienti domestici e le piccole imprese, attualmente serviti in Maggior Tutela, possono scegliere il contratto di Tutela SIMILE, autonomamente o con l'aiuto di un una Associazione dei consumatori o di categoria per le piccole e medie imprese accreditate presso Acquirente unico, definiti facilitatori.Il contratto di Tutela SIMILE è un contratto web, che può essere stipulato con il fornitore, in maniera semplice e intuitiva attraverso il sito www.portaletutelasimile.it. Sul sito il cliente può scegliere in modo facile tra un numero limitato di offerte commerciali, semplici e standard, ordinate in funzione del valore del bonus una tantum offerto dai venditori.
Il cliente può aderire alla Tutela SIMILE fino al 30 giugno 2018 e la fornitura ha una durata massima di 12 mesi. Alla scadenza del contratto il cliente può scegliere se rimanere con lo stesso fornitore sottoscrivendo una nuova offerta di mercato libero oppure può stipulare un contratto di mercato libero con un fornitore diverso. In caso di mancata conclusione di un nuovo contratto, il cliente finale resta con il fornitore ammesso alla Tutela SIMILE e gli vengono applicate condizioni contrattuali ed economiche di mercato libero in base ad una struttura standard definita dall'Autorità. Resta salva la facoltà del cliente finale di richiedere di rientrare nel servizio di Maggior Tutela.
vedi anche:
Elettricita': da gennaio 2017 "Tutela Simile" disciplinata dall'Autorita'
Ansa.it
Cosi' famiglie e Pmi saranno accompagnate verso il mercato libero
Maggior Tutela
Dal 1° gennaio 2017 cambiano alcune condizioni del servizio di Maggior Tutela, che sarà sempre riservato alle famiglie e alle piccole imprese (con meno di 50 dipendenti e un fatturato annuo non superiore a 10 milioni di euro). Potranno ancora accedere alla Maggior Tutela, cosi come oggi, i clienti aventi diritto che ne fanno richiesta, che non hanno sottoscritto offerte sul mercato libero o che si trovano, per qualsiasi causa, senza un fornitore di energia elettrica sul mercato libero.
Rispetto a oggi, dal 1° gennaio 2017:
il prezzo sarà sempre calcolato trimestralmente; tuttavia il metodo utilizzato sarà caratterizzato da un più immediato allineamento con i costi di approvvigionamento sostenuti per servire i clienti;
le altre condizioni contrattuali non subiranno variazioni.
Il servizio di Maggior Tutela resterà in vigore fino alla sua rimozione ex-lege.
per ulteriori informazioni è possibile contattare lo Sportello per il consumatore di energia
Versione in pdf della presentazione e linee guida - http://www.autorita.energia.it/allegati/elettricita/170101.pdf

Lo spalma-incentivi fotovoltaico è legittimo. La Consulta infatti ha dichiarato infondata la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 26, commi 2 e 3 del DL competitività n. 91/2014 (convertito con legge n. 116/2014). In attesa della pubblicazione della sentenza con le motivazioni (che arriverà con i tempi tecnici necessari) la Corte ha voluto quindi rendere subito nota la decisione assunta oggi dopo l'udienza pubblica di ieri, anticipandola con un comunicato stampa (disponibile in allegato sul sito di QE). Un'eventualità ipotizzata già una settimana fa quando ci eravamo soffermati su tempi, esiti possibili ed effetti attesi dalla decisione della Corte Costituzionale (QE 30/11).
Dal comunicato stampa si apprende altresì che il rigetto è nel merito appunto con pronuncia di infondatezza e pertanto la questione tornerà al Tar Lazio, che è lecito attendersi respingerà i ricorsi, salvo siano accoglibili su motivi diversi dalla incostituzionalità delle norme su cui si basano gli atti impugnati.
Il contenzioso costituzionale nasce da 46 ordinanze depositate a partire dal 28 dicembre 2015 dal Tar Lazio di Roma, con le quali era stata rimessa alla Consulta la questione di legittimità costituzionale. Ci sono altri 13 giudizi del Tar Lazio aventi ad oggetto la medesima questione di costituzionalità, ma non sono ancora stati calendarizzati per una udienza.
La Consulta salva quindi quello che è sostanzialmente il primo intervento nel settore energetico del Governo Renzi, che proprio stasera si appresta a rassegnare le dimissioni dopo la sconfitta al referendum sulla riforma costituzionale. Un intervento destinato a coprire il taglio del 10% delle bollette elettriche per le Pmi. In particolare, lo spalma-incentivi prevede la riduzione delle tariffe incentivanti per gli impianti fotovoltaici a decorrere dal 1° gennaio 2015 tramite la proroga della scadenza del periodo di incentivazione con rimodulazione dei pagamenti ancora dovuti ma senza interessi, oppure una riduzione secca in caso di mancata adesione alla proroga, oppure un meccanismo intermedio con una riduzione immediata e una maggiorazione a termine. Quotidiano energia 7 Dicembre 2016.

Pèruzy (AU): “Fondamentale in momento di cambiamento epocale del settore”. Bortoni: “Strumenti soft per regolare la transizione”. Gentile: “Ad AU ruolo importante contro la morosità” Il settore elettrico sta vivendo un “cambiamento epocale” in cui sempre più “emerge con forza l’importanza di una piattaforma trasparente, aperta e ad accesso condiviso qual è il Sistema informativo integrato (Sii)”, ha spiegato oggi il presidente e a.d. di Acquirente Unico, Andrea Pèruzy. Tre, secondo Pèruzy, i passaggi di questa evoluzione: l’accesso del consumatore ai propri dati; l’accesso (“ben regolato”) di operatori professionali, del mercato energetico e non solo, a dati aggregati; l’aggiunta ai dati del Sii di informazioni che consentano, da un lato, ai regolatori e al legislatore un monitoraggio più attento degli andamenti del mercato e, dall’altro, di implementare nuove politiche (ad esempio i bonus sociali). Se ne è parlato al convegno, organizzato oggi da AU e I-Com nella sede del Gse, durante il quale è stato presentato lo studio I-Com “Più informazione più mercato. Il ruolo del Sistema informativo integrato (una sintesi è disponibile su QE). “Le utility – ha spiegato Stefano da Empoli, presidente I-Com – dovranno evolvere, passando da semplici fornitori di energia a fornitori di servizi a (crescente) valore aggiunto, dove la commodity è parte di un bouquet di prodotti più ampio. In questo contesto, i nuovi smart meter aggiungeranno carburante a una macchina già ben avviata”. All’alba della completa liberalizzazione, la piattaforma e il suo “tesoretto” di dati a disposizione delle imprese potranno rappresentare il trampolino per gli operatori pronti a intercettare i nuovi potenziali clienti, perché – come ha sottolineato Francesco Sperandini, presidente e a.d. del Gse – “senza informazione non esiste il mercato”. Ma la conoscenza dei profili di consumo, avverte Giordano Colarullo, d.g. di Utilitalia, non sarà l’unico elemento da tenere in considerazione perché un ruolo importante lo giocano anche altri fattori come la fidelizzazione o l’affezione al brand o, ancora, il “fastidio” verso i cambiamenti. La fine della tutela non spaventa gli operatori, ha detto il presidente di As- soelettrica, Simone Mori, riconoscendo che sebbene vi sia un “tema di barriere di conoscenza” tuttavia esistono sia gli strumenti infrastrutturali che regolatori per affrontarlo. Di sicuro, ha sottolineato Michele Governatori, presidente di Aiget, l’impostazione stessa del Sii – come piattaforma gestita da un soggetto terzo e indipendente – consente di superare molte criticità legate alla sicurezza e gestione dei dati raccolti dai sistemi di metering installati dai distributori. Una vera e propria best practice, quella del Sii, che secondo Marco Margheri (Wec Italia) “andrebbe valorizzata fuori dai confini italiani”. Una sorta di “scuola pubblica”, l’ha definita invece il presidente dell’Autorità per l’energia, Guido Bortoni, cui spetterà il non facile compito di “capacitare” la domanda soprattutto nei prossimi mesi in cui la Tutela Simile traghetterà il settore verso la completa liberalizzazione. Un transitorio che solleciterà e metterà alla prova la capacità del consumatore di “sintonizzarsi sullo spettro utile di informazione che gli serve per emanciparsi” e intercettare il messaggio “utile” (ad esempio il prezzo della materia energia) affogato spesso da “rumori di fondo” (oneri di sistema). Perché quella che si sta aprendo, ha proseguito Bortoni, è una stagione di “ultima chiamata” nel quale regolatore e legislatore dovranno mettere in campo tutti gli strumenti “soft” ragionevolmente possibili per arrivare all’obiettivo del consumatore consapevole, rimandando all’ultimo il ricorso agli strumenti “più forti”. E’ il caso, quest’ultimo, delle controverse aste, uno strumento “dirigistico” secondo il senatore Salvatore Tomaselli (relatore del Ddl Concorrenza fermo ormai da mesi in Senato): “Il costo è un elemento fondamentale dell’offerta ma non è l’unico a cui il consumatore può e deve fare riferimento. Dobbiamo mettere in campo strumenti utili a rendere la consapevolezza del consumatore quanto più efficace possibile”. Che si chiami domanda attiva o consumatore consapevole, è questo l’obiettivo cui tendono le misure contenute nel Ddl Concorrenza, ha spiegato il sottosegretario del Mise, Antonio Gentile, e l’idea di sviluppare una piattaforma per i consumatori a partire dal Sii è una proposta “suggestiva” che il ministero “è pronto a prendere seriamente in considerazione”. Altro aspetto emerso nel corso dei lavori è la morosità. Un tema delicato per i potenziali risvolti legati alla realizzazione di un’anagrafica di clienti insolventi (si pensi ad esempio all’esperienza, per ora naufragata, del Bicse che non ha mai visto la luce). A tal proposito, Gentile ha precisato che il Governo “vuole riconoscere ad AU un ruolo essenziale e importante. Quotidiano Energia – 23 nov. 2016 – www.quotidianoenergia.it

Il presidente dell’Authority: situazione seria per la sicurezza. Tre impianti a rischio sul confine italiano. Allarme sulle centrali nucleari della Francia che sono collocate a ridosso del confine italiano: a parlare di una situazione «divenuta molto preoccupante» non sono Ong o militanti anti-atomo, ma Pierre-Franck Chevet, il presidente dell’Authority nazionale di Parigi sulla sicurezza nucleare (Asn). A trent’anni dalla catastrofe di Cernobil, lo scorso aprile, l’alto responsabile aveva già detto che nonostante i progressi realizzati un «incidente nucleare maggiore è possibile», anche in Europa, dove il contesto francese suscita «particolari inquietudini». Tanto che a Parigi – tra problemi tecnici e difficoltà finanziarie dei due colossi Edf e Areva – si è dovuti correre ai ripari. Diciotto reattori nucleari in dodici siti, di cui sei vicini all’Italia – a Tricastin, Cruas e Bugey – sono stati fermati o sono sul punto di esserlo a scopo precauzionale. Il problema immediato è la tenuta dell’acciaio degli involucri che potrebbe non trattenere il vapore radioattivo in caso di incidente. C’è poi una questione di più lungo periodo: «Siamo passati da una cattiva sorpresa all’altra – deplora Chevet -. La nostra inchiesta ha portato alla luce pratiche inaccettabili fin dall’inizio degli Anni 60. Quattrocento dossier sono stati censurati presso la fucina di Creusot (Areva, ndr), dove si forgiano i reattori, per nascondere anomalie. I documenti appaiono deliberatamente falsificati». Ad accendere la miccia, però, è stata la scoperta di un eccesso di carbonio nell’acciaio della vasca dell’Epr, il reattore di ultima generazione in costruzione a Flamanville, tra Bretagna e Normandia. L’acciaio di alcune componenti aveva un contenuto di carbonio alto fino al doppio del limite ammesso (0,4% anziché 0,2%). Sono così scattate indagini a tappeto in tutte le centrali in funzione del Paese. Risultato: «Dodici siti sono fermi o sul punto di esserlo» nel quadro di un piano «di sicurezza a tutela della cittadinanza». L’obiettivo, in particolare, è «controllare che l’eccesso di carbonio scoperto nell’acciaio non alteri la capacità di resistenza meccanica dei generatori di vapore». Spiega Giovanni Battista Zorzoli, docente al master sull’energia dell’Università La Sapienza: «Una quota di carbonio troppo alta rende fragile l’acciaio. Nel reattore Epr di Flamanville è risultato che l’acciaio di alcune componenti, fabbricate in Giappone, conteneva più carbonio del consentito. Quello che è emerso dopo, estendendo l’indagine a tutte le centrali francesi, è più grave, perché si è scoperto che in molti reattori l’eccesso di carbonio riguarda non singole componenti, ma tutto l’involucro, fatto da una società francese concessionaria di quella stessa azienda giapponese». L’Asn si è data un mese di tempo prima di decidere se riavviare o meno i reattori sotto esame. Il responsabile dell’Asn ritiene inoltre che trenta giorni in più siano necessari affinché i reattori autorizzati a ripartire raggiungano la massima potenza, il che equivale a gennaio 2017. Mentre cresce il timore che quest’anno la Francia non sia in grado di rispondere alla domanda invernale sette impianti Edf sono chiamati a riprendere la produzione il 31 dicembre. L’energia francese è direttamente dipendente da 58 reattori Edf che garantiscono il 75% del fabbisogno. Paolo Levi – La Stampa, 24-11-16

SI o NO? Cosa cambia per il nostro settore? Quotidiano Energia analizza gli aspetti della riforma, specificando gli effetti del SI e del NO del prossimo referendum. Perché sì. Sull’energia serve visione che guardi all’interesse di tutti. La centralizzazione delle competenze permette di avere un piano unitario e di medio-lungo periodo. Quadro più semplice, iter più snelli. di francesco nicodemo* Uno degli aspetti più rilevanti della riforma su cui saremo chiamati a votare il 4 dicembre riguarda la revisione del Titolo V della parte II della Costituzione, allo scopo di individuare in maniera precisa e puntuale le competenze legislative statali e quelle regionali. L’intervento riformatore sopprime la competenza concorrente, spesso oggetto in passato di interferenze reciproche e sovrapposizioni e il nuovo testo dell’articolo 117 elenca le materie spettanti allo Stato e quelle spettanti alle Regioni. Tra le prime rientra la produzione, il trasporto e la distribuzione nazionale dell’energia. Attribuire la politica energetica allo Stato permette di poter contare su un piano unitario, complessivo e di medio-lungo periodo. Il settore richiede infatti una visione d’insieme e necessita di una programmazione e di scelte strategiche da fare tenendo conto delle esigenze nazionali e del quadro internazionale, caratterizzato spesso da precari equilibri di carattere geopolitico. Le decisioni prese a volte vanno riviste proprio alla luce dei mutati scenari e della variazione delle necessità del Paese. È quindi fondamentale disporre di una visione complessiva e di un soggetto in grado di tener presente l’interesse dell’intera collettività. Osservando i singoli aspetti che vengono centralizzati dalla riforma, i vantaggi di questa scelta appaiono evidenti. Partiamo dalla produzione, la disponibilità di fonti energetiche è un fattore su cui non possiamo intervenire e l’Italia dipende molto dall’estero da questo punto di vista, quindi non ricorrere a risorse straniere oltre il necessario e sfruttare quelle nazionali in maniera efficace è fondamentale per evitare costi aggiuntivi in bolletta energetica. Inoltre, in passato esborsi ulteriori sono stati determinati dall’aumento della spesa relativa alla realizzazione delle infrastrutture per il trasporto, a causa di contenziosi e ritardi. Con l’approvazione della riforma si ottiene una semplificazione sotto questo aspetto che determinerebbe una riduzione dei tempi e dei costi. Infine in riferimento alla distribuzione nazionale dell’energia, attribuire tale competenza allo Stato permette di garantire un medesimo livello di qualità del servizio a tutti i cittadini sul territorio italiano. La centralizzazione della materia sarebbe inoltre in grado di favorire una migliore gestione dei tempi delle procedure di autorizzazione delle infrastrutture. In breve, attribuire la disciplina della politica energetica allo Stato semplifica un quadro che spesso scoraggia gli investimenti nazionali e stranieri proprio a causa della sua complessità. Ancora, centralizzando il trasporto e la distribuzione di energia, i meccanismi relativi a questi aspetti vengono resi più snelli sul piano dell’autorizzazione e della realizzazione e quindi si contribuisce ad eliminare in parte i fattori che in passato determinavano un aumento dei costi in bolletta energetica. Inoltre, la competenza legislativa esclusiva allo Stato permette di favorire la fruizione dell’energia con standard qualitativi omogenei in tutta Italia e dunque senza disparità. * coordinatore comitato ragione pubblica per il Sì Perché no. Così salta il principio collaborativo tra gli enti territoriali. La riforma fa una scelta poco lungimirante perché una concertazione ben gestita favorirebbe il calo del contenzioso sull’energia con le Regioni. di enzo di Salvatore* La riforma costituzionale affida alla competenza esclusiva dello Stato numerose materie oggi attribuite alla competenza legislativa concorrente o alla competenza residuale delle Regioni: se essa vedrà la luce, lo Stato potrà decidere in solitudine sull’energia, sul governo del territorio, sui procedimenti amministrativi, sulle infrastrutture strategiche e su molto altro ancora. Vero è che, per molte materie che la Costituzione considera come concorrenti, lo Stato ha attratto a sé ormai da tempo le relative funzioni amministrative e legislative. Basti pensare proprio all’energia. Sebbene la riforma costituzionale del 2001 l’abbia attribuita alla competenza concorrente dello Stato e della Regione, con legge n. 239 del 2004, lo Stato si è spinto fin nella disciplina di dettaglio del settore ed ha qualificato la materia quale “politica energetica”. In questo modo, esso ha ritenuto di dover procedere per “obiettivi” e secondo un approccio “globale”, coinvolgendo, nelle decisioni da assumere, tutti i livelli territoriali nei quali si articola la Repubblica. La Corte costituzionale, che si è trovata a valutare la legittimità di una soluzione siffatta, ha salvato dalla “bocciatura” la legge dello Stato, precisando, tuttavia, quanto segue: lo Stato può senz’altro attrarre a sé le funzioni (amministrative e legislative) relative al settore energetico qualora sussistano interessi di carattere unitario; a condizione, però, che rispetti il principio di proporzionalità e che agli enti territoriali sia consentito di esprimersi sulle scelte effettuate a livello centrale attraverso idonei strumenti di cooperazione (dal parere all’intesa in senso forte) da attivare in sedi diverse (Conferenza unificata, Conferenza Stato-Regioni). Qualora si tratti di realizzare taluni progetti, esso sarebbe tenuto, invece, a raggiungere un’intesa, e cioè un accordo “politico” con la Regione interessata (o con le Regioni interessate). Nel pensiero della Corte, l’intesa si configura come una misura di compensazione – costituzionalmente necessaria – conseguente alla “perdita” della competenza regionale; misura che cesserebbe, però, di essere costituzionalmente dovuta il giorno in cui la competenza sull’energia venisse assegnata formalmente alla competenza esclusiva dello Stato: in questa evenienza, infatti, non ci sarebbe più alcuna misura di compensazione da garantire per la semplice ragione che la “materia” energetica cesserebbe di essere concorrente. Ed è esattamente ciò che si propone di fare, assai discutibilmente, la riforma costituzionale: non già perché la politica energetica non debba spettare allo Stato (essendo essa strettamente connessa con la politi- ca economica che è unitaria), ma perché in questo modo si fa saltare il principio collaborativo tra gli enti territoriali. Una soluzione di questo tipo sarebbe, peraltro, anche poco lungimirante: giacché, se disciplina- ta adeguatamente, la concertazione (e non già l’imposizione unilaterale delle decisioni) favorirebbe la riduzione del contenzioso con le Regioni e il contenimento dell’opposizione sociale in relazione a scelte spesso non condivise. Il che, più in generale, la dice lunga sull’idea che della democrazia territoriale ha chi ha scritto la riforma: che essa sia solo un impedimento, e cioè un ostacolo da rimuovere affinché lo Stato possa rapidamente e in perfetta solitudine decidere ciò che vuole. * professore associato di diritto costituzionale università degli Studi di teramo – comitato per il no

Al gruppo di Viale Regina Margherita 4 lotti in 9 regioni, all’utility 6 lotti in 11 regioni (2 TWh per 500 mln € di fatturato annuo stimato) Sono Enel Energia e Hera Comm gli aggiudicatari delle aste per il servizio di salvaguardia elettrica relativo al 2017 e 2018. In particolare, il gruppo di Viale Regina Margherita ha conquistato 4 lotti in 9 regioni (Liguria, Piemonte, Valle d’Aosta, Trentino Alto Adige, Lombardia, Lazio, Puglia, Molise e Basilicata) con valori del parametro omega che vanno da 16 a 26,91 €/MWh. Hera ha invece vinto in 6 lotti e 11 regioni (Emilia-Romagna, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Toscana, Marche, Umbria, Sardegna, Campania, Abruzzo, Calabria e Sicilia) con un parametro omega compreso tra 18,66 e 84,79 €/MWh. Più nel dettaglio, l’utility bolognese precisa in una nota che si tratta in totale di circa 45.000 punti di fornitura per circa 2,2 TWh di energia complessiva. Il fatturato annuo derivante dalla gestione di questo servizio è stimato pari a circa 500 milioni di euro, oltre 50 milioni in più ogni anno rispetto al periodo precedente, e “determinerà un significativo miglioramento dei risultati del Gruppo Hera nell’area commerciale elettrica sia a livello di margine operativo lordo (che nel 2015 è stato pari a 65 milioni di euro) sia di utile operativo”. “Siamo orgogliosi di aver vinto questa gara, così come già quella per il default gas, in quanto rappresenta un passo importante nel percorso di sviluppo dei nostri servizi commerciali”, ha commentato Stefano Venier, amministratore delegato del Gruppo Hera. QE, 25-11-16

Ricaricare un veicolo senza fili, semplicemente sfruttando la stessa strada su cui esso si muove. È l’idea della startup israeliana Electroad, che ha creato un nuovo sistema wireless che permette ai mezzi con batteria elettrica di ricaricarsi in modo assolutamente green, grazie all’induzione elettromagnetica. Funziona come uno smartphone Il concept su cui si basa è piuttosto semplice, visto che si tratta dello stesso principio legato all’alimentazione degli smartphone in modalità wifi. I veicoli elettrici sono attrezzati di sensori in grado di ricevere l’energia elettrica quando si trovano su tratti stradali che sfruttano la tecnologia di Electroad, mentre i tratti stradali sono a loro volta muniti di una particolare striscia in gomma e rame. Sui lati della carreggiata vengono poi installati degli inverter in grado di trasmettere elettricità che passa attraverso la bobina posta all’interno del mezzo. Il risultato è che il veicolo non ha più la necessità di lunghe soste per fare il pieno di energia: basta che si sposti sulla parte green del tratto stradale. Il test su venti metri di strada di Tel Aviv Il sistema, che ha ottenuto un finanziamento dal progetto europeo Horizon 2020 e che nasce principalmente per ridurre l’impatto ambientale del trasporto pubblico, è ancora in fase iniziale, anche se è già stato testato su un tratto di strada di venti metri di Tel Aviv, dove è riuscito ad alimentare un bus elettrico della città. L’obiettivo della startup è di offrire delle vere e proprie “corsie verdi”, iniziando fornendo maggiori soluzioni di ricarica che permettano agli autobus di utilizzare batterie più piccole, riducendo il peso e il costo complessivo di questi veicoli elettrici. Gli altri progetti Non è la prima volta che un progetto del genere viene testato: a livello europeo, l’azienda Scania sta sperimentando un autobus ibrido in Svezia, il Citywide LE4x2, che monta due motori, uno a biodiesel e l’altro elettrico, in grado di lavorare insieme. Il nuovo modello del veicolo è capace di ricevere l’elettricità tramite l’induzione elettromagnetica. Jessica Fabiano – Corriere della Sera, 13-02-17